Orti urbani

orti urbani

Da dove arrivano gli orti urbani?

L’origine degli orti urbani, tendenza che sta prendendo sempre più piede in Italia, è datata nel tempo. Il nascere degli orti urbani avviene nel lontano 1800 in Germania, terra di lavoratori.

Nell’arco di 50 anni l’orto urbano si è diffuso in tutta Europa e oggi stiamo andando alla riscoperta di questa tendenza. Con la modernità anche il modo di fare orto urbano è cambiata, tanto che oggi gli orti sono sempre più a tema: orti per donne, orti per disabili, orti per bambini, orti scolastici.

In comune, la maggior parte degli orti urbani, ha la peculiarità di riattivare siti degradati, lasciati da tempo al’incuria, trasformandoli in luoghi di aggregazione. Ma non solo. Spesso da luoghi di aggregazione iniziano ad essere veri e propri terreni produttivi.

Un esempio? Il Comune di Livorno ha superato tutti, grazie all’impegno dell’amministrazione, che ha creduto sin da subito nel progetto. Tra il 2004 e il 2005 sono stati realizzati 227 orti urbani a Livorno, di cui 10 riservati a chi aveva problematiche sociali rilevanti, 7 alle scuole e 210 assegnati seguendo criteri di data di nascita. Ogni orto è costato circa 1000 euro con una produzione di 140 kg e nel totale sono stati raggiunti i 30.000 kg. Una quantità notevole! Gli ortaggi più coltivati sono stati: il pomodoro in estate e insalata, cavoli e cipolle durante tutto  il resto dell’anno.

Se Livorno sta dando da mangiare a tante persone è pur vero che anche il resto d’Italia si sta muovendo verso la direzione della produzione costante tramite orti urbani. In Italia, infatti, gli orti urbani occupano 500.000 mq.

Il fenomeno dell’orto urbano sta invadendo tutte le regioni, da Nord a Sud, e le cifre alla mano dimostrano una produzione in continuo aumento. Proprio questa capacità di produrre sta spingendo molti Comuni a rivalutare l’idea. Pensate che chi si arma di vanga e zappa riesce a produrre all’anno circa 50kg ogni mq. Motivo sufficiente per spingere le amministrazioni a proporre bandi di concorso. Gli scopi sono due:

–          Riqualificare aree in disuso

–          Venire incontro alle esigenze di pensionati e disoccupati (e altre categorie)

Secondo i dati Istat il 38% dei Comuni ha dedicato aree dimenticate per la conversione in orti urbani, provocando un fenomeno di aggregazione sociale difficilmente ottenuto con altre iniziative.

Il Comune mette a disposizione acqua e terreno a fronte del pagamento di un canone minimo. La cifra è quasi sempre irrisoria, circa 200 euro l’anno per orti urbani  e circa la metà per quelli con finalità sociali (come ad esempio quelli per disabili). Spetta a chi coltiva far tesoro della terra e produrre quanto più possibile, così da sfamare la propria famiglia.

Le città maggiormente coinvolte nel progetto sono Livorno, Torino, Padova e Genova. I piccoli Comuni stanno cercando di mettersi al passo.

La dimensione media di terreno dedicata agli orti urbani è di 30/50 mq per orto.

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