Noi di Garden4us.it vogliamo offrire ai nostri lettori un brano liberamente tratto dal libro “Attraverso lo specchio” di Lewis Carroll, autore di “Alice nel paese delle meraviglie“.
E a seguire una favola sui fiori e sulla Natura.
Alice e i fiori
Alice si trovò di fronte a una grande aiuola
che aveva un salice al centro: era piena di fiori,
ed era tutta orlata di margheritine.
Alice guardò sospirando un bel fiore
che ondeggiava al vento: «Che bel Giglio!
Come vorrei che potesse parlare!»
«Ma io posso benissimo parlare», rispose il Giglio.
«Aspetto soltanto di trovare qualcuno con cui sia
piacevole fare quattro chiacchiere. Se no, sto zitto.»
Alice, nel sentire la voce del fiore, rimase lei senza
voce per lo stupore. E fu soltanto dopo qualche
tempo che riprese un po’ di coraggio e chiese tutta
timida: «E… e… tutti i fiori sanno parlare?»
«Ma certo. Chiacchierano proprio come te e me»,
disse il Giglio. «Ma perché ne dubitavi?»
A questo punto intervenne la Rosa:
«Semplicemente non è educazione parlare per primi.
Ma io non vedevo l’ora che tu dicessi qualcosa
in modo da risponderti.
Pensavo: dal viso sembra una bambina come si deve,
anche se non ha un’aria molto intelligente!
E poi mi sembri del colore giusto.
Noi rose ci intendiamo molto di colori.»
«A me del colore non importa niente», disse il Giglio.
«Invece, secondo me, se tu avessi i petali un po’ più
ricci, saresti perfetta. Guarda i miei ad esempio.»
Alice si sentiva imbarazzata. Non le piaceva molto
che qualcuno le dicesse che non era bella, e che
qualcun altro dicesse che non era intelligente. Forse
era anche un po’ arrabbiata. Allora disse:
«Ma non avete paura, voi piccoli fiori qui tutti soli
senza nessuno che si curi di voi?»
«Oh, ma abbiamo il nostro albero, non vedi»,
disse la Rosa indicando il salice.
«E lui cosa può fare se c’è qualche pericolo?»,
chiese Alice. «Può abbaiare», disse la Rosa.
«C000sa … », disse Alice allibita.
«Ma sì, fa bao-bao!», spiegò una Margherita.
«È un albero Baobab!»
«Non lo sapevi?», chiese impertinente un’altra Margherita.
Alice avrebbe voluto dire
che non si trattava affatto di un baobab,
ma di un salice.
Però le margherite si misero a strillare tutte insieme,
forse proprio perché in cuor loro temevano
di essersi sbagliate.
«Silenzio!», esclamò pieno di collera il Giglio.
«Ma già! Sanno che non posso acchiapparle
e fanno quello che vogliono», borbottò vedendo
che non gli davano retta.
Alice guardò le margherite disubbidienti
che continuavano a strepitare.
«Ah davvero», pensò, «avete bisogno di qualcuno
che vi metta a posto» e, a voce alta e severa, esclamò:
«Zitte! Seno vi colgo!»
Molte margherite rosa impallidirono dalla paura
e divennero bianche.
E all’improvviso nell’aiuola ci fu un gran silenzio.
Aral e i fiori
Aral aspettava da mesi l’estate. Non aveva mai sopportato il caldo, ma le piaceva il sole che, con i suoi raggi, le illuminava i peli della coda e delle orecchie.
Da poco era arrivato il mattino e Aral aveva già fatto un’abbondante colazione, a base di noccioline zuccherate. Con lo stomaco pieno, visto che la giornata era stupenda, decise di fare una lunga passeggiata per rimettersi in forma…
«Ho sgranocchiato troppo in quest’ultimo periodo. Soprattutto patatine. Fare una lunga passeggiata non mi farà che bene» pensò.
Così prese la sua borsetta verde, si passò la zampa destra tra i peli della coda per sistemarli e scese dall’albero.
Si diresse verso est.
I suoi amici scoiattoli le avevano detto che da quelle parti c’era un bellissimo prato pieno di fiori, tutti colorati e profumati.
Lo scoiattolo più anziano le aveva persino raccontato una storia:
«Un giorno ho incontrato un ape che mi disse di essere andata in quel prato, in cerca di polline. Trovò lì dei fiori così belli da non crederci. Inoltre… i fiori di questo prato, oltre ad essere magnifici, parlavano e cantavano!»
Aral non credeva a quella storia. Il vecchio scoiattolo era amante del raccontare, infarciva i suoi discorsi di fantasia e mistero, quasi sempre almeno.
«Sarà un’altra delle sue solite storielle» pensò, mentre trotterellava in direzione del prato.
Il tragitto era piuttosto lungo e dopo circa un’ora di marcia iniziò a credere di aver sbagliato strada: «proseguirò ancora un po’ e se non trovo il prato torno indietro» disse tra sé.
Camminò per un’altra oretta abbondante e non vedendo nulla all’orizzonte decise di fermarsi, per riposare. Le sue zampone erano gonfie e stanche, il suo stomaco reclamava cibo. Si sedette su una pietra, estrasse qualche patatina dalla sua borsa verde e iniziò a rosicchiare. Quando le finì tutte scese dalla pietra e fece per andarsene, ma….
….sentì un suono nell’aria, un suono lontano e poco chiaro.
Drizzò le orecchie per sentire meglio e si accorse che era un canto! Si concentrò per capire da che parte provenisse e mosse le sue zampone verso quella direzione. A ogni passo che faceva il canto diventava sempre più forte e le parole più comprensibili. Dopo qualche minuto, Aral si rese conto che quel canto soave proveniva dal prato che stava cercando. Dritto davanti a lei si intravedeva proprio il prato pieno di fiori. Finalmente lo aveva trovato! Poco prima di arrivare, però, Aral si imbatté in qualcosa che non si aspettava…
All’ingresso del prato c’era una piccola casetta di legno con la porta spalancata. Davanti alla porta un fiore ricamava a maglia. Sentendo i passi di Aral, il fiore posò il proprio ricamo e aspettò che lo scoiattolo arrivasse vicino.
«Ciao» disse il fiore.
«Ciao!» rispose Aral.
«Che ci fai qui?» chiese il fiore.
«Sono venuta a vedere il prato. Mi hanno detto che è bellissimo e profumatissimo!»
«E’ vero» confermò il fiore «ma per adesso non puoi entrare…»
«Perché? Sono più di due ore che cammino!» sbottò Aral «e poi cosa è questo canto che si sente?» domandò con più gentilezza….
«Sono i fiori del prato che stanno cantando. Non puoi entrare proprio per questo motivo: stanno registrando una canzone. Se tu vai li dentro disturbi la registrazione». Aral si incupì. Tutta quella strada percorsa inutilmente…
Il fiore si accorse dell’espressione triste di Aral e le disse: «non fare quella faccia! Tra non molto finiscono e potrai entrare». Sentendo quelle parole Aral si ravvivò, drizzò la coda e sorrise.
«Che maleducata, non mi sono presentata! Mi chiamo Aral, piacere» e offrì la sua zampona al fiore che la sfiorò con una delle piccole foglie del suo stelo, presentandosi a sua volta: «piacere mio. Il mio nome è Rea e sono un fiore orchidea».
«Come mai stai qui e non canti con gli altri fiori?» chiese Aral. Rea rise e poi rispose: «beh! Perché sono stonatissima! Non tutti i fiori sono bravi a cantare e poi qualcuno deve controllare che nessuno disturbi mentre registrano….»
«Oh scusami» disse imbarazzata Aral.
«E perché mai?!Non devi mica scusarti. Non lo sapevi che stanno registrando. Se invece ti stai scusando per il fatto che mi hai chiesto come mai non canto…non ne hai motivo ugualmente. Non saprò cantare, ma so fare tante altre cose, come ad esempio ricamare. Guarda il mio ultimo lavoro e dimmi se ti piace» e le mostrò il ricamo.
«E’ veramente bello!» affermò Aral.
In quel momento il canto dei fiori si arrestò e Rea disse ad Aral che poteva entrare, ma prima di lasciarla andare le regalò il ricamo. Una volta dentro Aral rimase allibita dallo spettacolo che le si parò davanti: una miriade di fiori di colori diversi, uno più bello dell’altro. Mentre guardava estasiata, una margherita gigante si diresse verso lei e le parlò: «Eilà! Sei venuta a visitare il nostro prato! Grazie! Io ti farò da guida e ti presenterò gli altri fiori. Non so, però, se ti potrò presentare Rualap, è molto stanca».
«Chi è Rualap?» Chiese Aral.
«Non sai chi è Rualap?! Il fiore più bravo tra i fiori canterini!!!»
Aral poggiò la zampa sui suoi dentoni sporgenti e si concentrò per tuffarsi nella memoria. Quel nome non le era nuovo…
«Ci sono! Ora ricordo! Conosco qualche sua canzone, piacciono molto agli abitanti del mio bosco, soprattutto allo scoiattolo anziano. Non sapevo che Rualap fosse un fiore! Pensavo un animale cantante…»
«Bene, ora lo sai» disse la margherita gigante, anche se rispetto ad Aral era minuscola… «andiamo, iniziamo il giro!»
La margherita mostrò ad Aral le bellezze del prato e le presentò vari fiori. Mentre stava conoscendo i papaveri, tutti rossi e tutti membri del coro, qualcuno urlò impaurito: «Prestoooo! Rualap sta male! Chiamate un medico!»
«E’ Ciclamino che urla» disse un papavero «andiamo a vedere cosa è successo».
A pochi metri da loro Rualap era accerchiata da fiori preoccupati che cercavano di farla riprendere.
«Cosa succede?» domandò Aral allarmata.
«Rualap sta malissimo. E’ da giorni che non riesce a cantare bene. Pensavamo fosse solo un colpo di vento, invece la situazione è più grave. Prima si è afflosciata. Mi sono preso un grosso spavento! Per fortuna adesso sembra star meglio» disse Iris, un fiore blu, molto amico di Rualap.
Passati pochi minuti la margherita gigante, che accompagnava Aral, notò che Rualap si stava sentendo nuovamente male: «guardate si sta piegando su se stessa! Aiutiamola presto!»
Riuscirono a risollevarla, evitando che toccasse terra con la corolla.
Tutti erano seriamente preoccupati, Aral compresa.
Rualap non aveva la forza per parlare, si indeboliva sempre più.
«Dobbiamo sperare che si rimetta in sesto presto. Tra tre giorni è la festa dei fiori. Rualap dovrà cantare, il suo canto è l’attrattiva principale» disse Iris.
«Non c’è nulla che si possa fare per farla star meglio?» chiese Aral.
«Purtroppo no, abbiamo provato tutte le cure naturali» fu la risposta di Iris.
«Invece un modo c’è!» disse un fiore alle loro spalle.
«Ohhh, ma smettila Criso! Le tue supposizioni sono solo sciocchezze! E non funzionano mai. Anzi, a volte metti in pericolo chi ti ascolta e fa ciò che dici!» sbottò Iris.
Criso, un fiore dalla grande corolla bianca, come quella di tutti i crisantemi, rispose con tono placido: «non vedi che soffre? Le avete provate tutte e non hanno funzionato. Fai come ti ho detto e riprenderà vigore in un batter d’occhio»
«Cosa consigli di fare?» intervenne Aral che non capiva come mai Iris fosse così contrariato.
«Basta solo farle odorare un po’ di corteccia bagnata» rispose Criso.
«Ah beh, che ci vuole? Non mi pare pericoloso» sentenziò Aral.
«Basta solo?!!» sbraitò Iris «non l’ha raccontata tutta!!!La corteccia che dice lui non è quella dei boschi qui vicino! Deve essere di un bosco dei paesi caldi! Dove la troviamo qui?» incalzò Iris.
«Basta mandare qualcuno a prenderla. In pochi giorni la avremo e prima della feste dei fiori Rualap starà bene» rispose prontamente Criso.
«Tu sei folle!» s’infuriò Iris. I due iniziarono a litigare e a lanciarsi contro il polline. Aral, prima che la situazione degenerasse, intervenne: «calmatevi fiori! Siete dei signori, non comportatevi così! Ho io la soluzione!» .
I fiori smisero di bisticciare e si voltarono a guardarla. «Il mio scoia….emh….uno scoiattolo che conosco….Jack….un giocatore di bocce…ha girato molti boschi e si da il caso che sia originario di un bosco di quelli che interessa a voi. Quando l’ho conosciuto mi ha dato della corteccia di là…come porta fortuna. Sono pronta a darvela per far guarire Rualap».
Detto questo, Aral infilò le zampone dentro la sua borsetta verde e iniziò a frugare.
Prese la corteccia e la consegnò a Criso che la bagnò con l’acqua e la diede a Iris.
Iris si avvicinò a Rualap e le fece odorare la corteccia.
L’odore di legno bagnato scosse Rualap, il suo stelo si raddrizzò e in men che non si dica il fiore tornò splendente come un tempo.
«Devi ringraziare Aral, questo scoiattolo femmina, se stai meglio. E’ tutto merito della sua corteccia portafortuna!» disse Criso a Rualap.
«Grazie mille Aral! Se non fosse stato per te sicuramente non avrei potuto cantare alla festa dei fiori. Permettimi di dedicarti una canzone» disse, seriamente grata, Rualap e rivolgendo le sue foglie verso Aral iniziò a cantare:
Ogni volta che qualcuno aiuti
Fai un gesto buono
Questo è il più bel dono
Se non chiedi tributi
Da oggi un’amica in più hai
Sempre grata ti sarò
Ciò che hai fatto non lo dimenticheròòòòòòòòòòò
Mai mai mai
Mai mai maiiiiiii
Autore: Eleonora Gurrieri