Le piante annuali sono le più generose in fatto di fioritura estiva. Certo, ogni anno si deve ricominciare da capo: seminare, ripicchettare, trapiantare e poi estirpare. Ma la bellezza, la freschezza, il colore di questi fiori fanno dimenticare presto tutto il lavoro che richiedono. Se non ci fossero le piante annuali, come si farebbe a decorare la fioriera di cui ci si è dimenticati, l’angolo del giardino rimasto sguarnito, il piccolo pezzo di terreno appena acquistato?
Grazie alle piante annuali troverete in fiore il vostro giardino tornando dalle vacanze: il giardino in settembre è spesso già spoglio e un po’ triste perché non si è pensato che esistono fiori anche per questo periodo dell’anno.
La rudbeckia resta in fiore anche a fine estate.
Le specie e le varietà tra cui scegliere sono numerose: la chicchera rampicante (Cobaea scandens), la campanella rampicante (Ipomaea prtrpurea), il fagiolo ornamentale, la rudbecicia, la Regina Margherita (conosciuta anche come astro annuale o astro della Cina), la zinnia, sono solo alcune. Queste piante sono in fiore già da luglio-agosto, ma la loro fioritura si protrae anche nei mesi successivi.
Basta osservare i giardini ben curati per rendersi conto che settembre non è un mese senza fiori: vi si trovano petunie, impatiens, girasoli, gaillardie, scabiose, tageti, dalie. E allora, qual è il segreto? Perché in un giardino troviamo petunie e girasoli fino a ottobre, mentre in un altro i fiori scompaiono a poco a poco già ad agosto?
Il primo motivo è semplice: l’estate mette a dura prova la sopravvivenza delle piante a causa del sole cocente e della scarsità d’acqua, se poi il giardino è stato trascurato durante il periodo delle vacanze, la situazione diventa catastrofica. Eppure basta poco per rivivacizzare la decorazione floreale: si trapianta qualche piantina in via di fioritura conservata in luogo adatto fino a quel momento ed ecco subito una nota di colore. Con le piante annuali, che si trasferiscono facilmente da un posto all’altro, è sempre possibile compiere quest’operazione.
Il secondo motivo, non meno importante del precedente, è la fioritura troppo precoce delle piante. Ogni specie fiorisce in una determinata epoca dell’anno, definibile con un’approssimazione di 15 giorni: ma la data di fioritura non è mai fissa e può subire spostamenti di uno o due mesi. Il momento della fioritura dipende infatti da numerosi fattori tra i quali l’andamento stagionale: se la primavera è molto mite e l’estate calda, le piante possono fiorire in anticipo rispetto al previsto, mentre le piante fioriranno con alcune settimane di ritardo rispetto agli anni precedenti se l’estate è piovosa e senza sole. Altro fattore determinante è il terreno: un eccesso di azoto, per esempio, fa fiorire precocemente il tabacco ornamentale, mentre ritarda la fioritura della clarkia.
Ma vi è un altro fattore che influenza la data di fioritura (e su questo il giardiniere può intervenire!): il periodo della semina o della messa a dimora. Per spuntare dal terreno, crescere, formare le foglie e infine fiorire, la pianta ha bisogno di un determinato periodo di tempo, clic può variare con il mutamento delle condizioni esterne, ma che, con un po’ di esperienza, si può conoscere in anticipo. Il ciclo vegetativo del tagete o della petunia in uno stesso giardino avrà circa la medesima durata ogni anno a meno di un andamento stagionale veramente eccezionale.
D’altra parte, la data di semina non è tassativa: per ogni specie esiste un certo arco di tempo utile in cui compiere quest’operazione. Di conseguenza seminare, per esempio, in aprile-maggio anziché in marzo equivale a ritardare il momento della fioritura. Solitamente si sfrutta questa possibilità in senso contrario, cioè seminando le piantine da mettere a dimora il più presto possibile, al riparo, in modo da ottenere fioriture precoci. Ma se si vogliono fioriture alla fine dell’estate bisogna ritardare volutamente il momento della semina. In genere il fatto di ritardare questa operazione per posticipare l’epoca di fioritura consente di seminare direttamente a dimora. Questo metodo, infatti, è spesso scartato perché per iniziare a seminare bisogna aspettare che il terreno si sia sufficientemente scaldato, in quanto i semi hanno bisogno di calore, oltre che di umidità, per germinare. Perciò la semina in piena terra solitamente diventa possibile non prima di aprile-maggio (a meno che non ci si trovi in una zona a clima particolarmente mite): questa è proprio l’epoca giusta se si desiderano abbondanti fioriture per l’ultimo scorcio dell’estate. Questo metodo di semina è tuttavia sconsigliabile per le specie delicate, ma anche per quelle rustiche presenta rischi di insuccesso piuttosto alti: distruzione dei semi da parte degli uccelli, soffocamento delle piantine da parte delle erbe infestanti, danni dovuti alle intemperie, ecc. Si tratta comunque di un metodo di semina di semplice esecuzione e sempre di grande soddisfazione.
Si comincia a preparare il terreno rastrellando in tutti i sensi per sminuzzare le zolle e poi si delimita l’area da seminare (per esempio usando dei bastoncini). Se i semi sono minuti si distribuiscono a spaglio, cioè si lanciano a pioggia e poi si coprono di terra passando il rastrello; se invece i semi sono grossi, si tracciano dei solchetti con il dorso del rastrello e in essi si depongono i semi uno per uno, a intervalli regolari; quindi si coprono con uno spessore di terra pari a due volte circa il loro diametro. Poi bisognerà annaffiare, diserbare l’area seminata e diradare le piantine se troppo fitte. Un altro metodo è la semina in cassette o terrine (eventualmente vetrate): è un sistema più laborioso, ma più sicuro, nonostante le perdite che si registrano nel corso delle ripicchettature. Si fanno germinare i semi in cassette poste al riparo dalle intemperie e poi si abituano gradatamente le giovani piante alla vita all’aria aperta mediante successive ripicchettature. La prima ripicchettatura si fa quando la pianta è sufficientemente grande per essere maneggiata (in genere quando ha 4-5 foglie) e si esegue in vasi: ciò rende possibile portare le piantine all’aperto durante le ore di sole e riportarle al coperto quando la temperatura si abbassa. Successivamente si ripicchetta la pianta in piena terra: in un posto protetto (in vivaio) oppure direttamente nel lungo dove crescerà, ossia a dimora. Naturalmente esiste anche una soluzione più semplice benché più costosa: aspettare l’estate e comprare delle piantine già sviluppate, pronte per essere messe a dimora nel posto in cui si desidera vederle fiorire.
Qualunque sia il metodo scelto, l’obiettivo sarà sicuramente raggiunto: rallegrare la fine dell’estate e l’autunno con qualche macchia fiorita o qualche pianta rampicante. Un po’ di colore prima del grigiore invernale.
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