Che cos’è una pianta biennale? Una pianta che fiorisce due volte all’anno o una pianta che fiorisce ogni due anni? La seconda risposta, anche se imprecisa, è quella che più si avvicina alla realtà.
Le biennali nascono da semi e, giunte a maturità, fioriscono e muoiono subito dopo. La fioritura può essere più o meno prolungata, più o meno tardiva secondo le specie, ma inizia sempre a primavera.
Il loro ciclo vitale è, in un certo senso, assai simile a quello delle piante annuali perché, come queste e diversamente dalle piante perenni, dopo la fioritura muoiono. Le annuali, però, hanno un ciclo vegetativo breve (6-9 mesi), che si compie nell’anno stesso in cui nascono: seminate sul finire dell’inverno, fioriscono a partire da maggio.
La vita delle biennali è invece più lunga: dura 12-16 mesi, a cavallo tra due annate di calendario. Ecco da dove deriva il nome di biennale. Queste piante si seminano a partire da maggio-giugno, periodo in cui la germinazione dei semi è favorita dall’elevata temperatura e dal fatto che le giornate sono più lunghe. E però indispensabile annaffiare per mantenere costantemente umido il terreno e proteggere dal sole le giovani foglie delle piantine che potrebbero disseccarsi. Le piantine si trapiantano a dimora in autunno, quando hanno raggiunto lo sviluppo ideale per affrontare l’inverno. Infatti se sono state seminate troppo presto e in autunno sono troppo sviluppate, in inverno soffriranno perché i giovani rametti sono molto sensibili alle gelate; viceversa, le piante seminate troppo tardi faticano a sopravvivere dovendo utilizzare le loro scarse riserve nutritive fino a primavera. Ecco perché è molto importante scegliere con cura la data di semina. La data ottimale varia da specie a specie e verrà indicata per ognuna delle piante descritte più avanti.
Un altro accorgimento per ottenere piantine vigorose e robuste, capaci di sopravvivere all’inverno, è quello di distanziare bene i semi al momento della semina. Per questo è preferibile seminare ordinatamente su file piuttosto che a spaglio. Non appena spuntano le prime foglie, bisogna diradare nei punti in cui la semina è stata troppo fitta; quando le piantine hanno 3 foglie si ripicchettano in terreno da giardino lasciando uno spazio di 8-10 cm tra di loro e 20-25 cm di distanza tra le file. Generalmente una sola ripicchettatura è sufficiente.
Le biennali più conosciute e senz’altro più apprezzate sono quelle dell’inizio della primavera, anche perché sono le sole piante, insieme alle bulbose, che fioriscono in questo periodo. In verità queste specie ‘precoci’ non sono molte: ricordiamo la violacciocca gialla, il miosotide, la pratohna e la viola del pensiero. A esse succedono, a partire da maggio, altre biennali: giulietta, papavero d’Islanda, lunaria, digitale, violacciocca, verbasco. Oltre alle biennali vere e proprie che non si possono coltivare se non nel modo descritto precedentemente, esistono moltissime piante annuali, oppure perenni, che si possono coltivare come biennali. In alcuni casi, infatti, si preferisce seminare certe piante a fioritura estiva in settembre anziché a fine inverno; in questo modo si dà più tempo alle piante di crescere e irrobustirsi. Tra le annuali che si possono seminare in settembre (il sacchetto contenente i semi porta l’indicazione ‘seminare in primavera o in autunno’): clarkia, papavero, godezia, nigella, pisello odoroso, calendola, spero-nella. Analogamente vi sono fiori perenni (aquilegia, primula, ecc.) assimilabili alle biennali perché, seminati in estate, fioriscono già nell’anno seguente.
Le biennali dell’inizio di primavera.
Miosotide alpino (Myosotis alpestris), come dice il suo nome, è un fiore che cresce spontaneo nelle Alpi, nei luoghi freschi e umidi, e lo si trova abbastanza spesso nelle zone di alpeggio anche a quote elevate (1200-1600 m).
In giardino questa pianta abituata al clima rigido di montagna si dimostra tuttavia delicata e ‘capricciosa’. E’ indispensabile destinarle un posto fresco, parzialmente in ombra, con terreno umido ma ben drenato e ricco di humus. Coltivati ai piedi degli alberi, i miosotidi possono formare uno splendido tappeto. Nelle bordure sono utili per delimitare le macchie di bulbose. L’azzurro intenso di questi fiori si armonizza perfettamente con i toni rosa delle pratoline e i colori pastello dei tulipani, ma può anche formare dei bei contrasti con il giallo delle violacciocche o con fiori rosso carico.
Il miosotide è una pianta perenne che però non dura più di 3 anni ed è per questo che viene coltivata come biennale. Si semina in aprile, si ripicchetta in vivaio, infine si mette a dimora in settembre.
Pratolina (Bellis perennis). I piccoli fiori bianchi, talvolta sfumati di rosa, che comunemente rallegrano i nostri prati sono quelli delle pratoline, o margheritine. A partire dalle specie che crescono spontanee, sono state create numerose varietà.
La violacciocca (Matthiola incana), con i loro fiori riuniti in graziosi capolini doppi (con colori dal bianco al rosa), sono particolarmente adatte per incorniciare sentieri ma anche per essere coltivate insieme a tulipani e miosotidi.
La margheritina è una pianta perenne coltivata come biennale. Si semina all’aperto in giugno, si ripicchetta in vivaio, quindi si pianta a dimora in settembre, in una posizione fresca e parzialmente in ombra. Fiorisce da marzo a ottobre.
Violacciocca gialla (Che iranthus cheiri). Coltivata insieme a miosotidi e tulipani, la violacciocca gialla crea delle macchie dorate nelle composizioni primaverili. E’ una pianta molto rustica, facile da coltivare e non è raro vederla crescere tra le erbacee dei vecchi muri. Sarebbe una pianta perenne, ma viene generalmente coltivata come biennale. La semina si effettua da maggio a giugno; in giugno-luglio si ripicchettano le piantine in vivaio, quindi si mettono definitivamente a dimora in ottobre. Fiorisce nell’aprile-maggio dell’anno successivo.
In questi ultimi anni sono comparse sul mercato molte nuove varietà ed è facile trovare, oltre ai tradizionali fiori giallo carico, violacciocche nei toni del bruno, arancio sfumato o anche viola, bianche e scarlatte. Fortunatamente questi cambiamenti di colore non hanno fatto perdere alle violacciocche il loro gradevole profumo. Esistono varietà nane che non superano i 25-30 cm d’altezza.
La Viola del pensiero (Viola tricolor). E’ una piccola pianta di 15-20 cm di altezza coltivata per la bellezza dei suoi fiori. I floricoltori ne hanno creato numerosissime varietà: ve ne sono di tutte le tinte, di un solo colore, maculate di nero, pallide o di tonalità vivaci. La viola del pensiero fiorisce per tutta la primavera fino all’inizio dell’estate. Esistono anche varietà che, nelle zone dove l’inverno è dolce, cominciano a fiorire in autunno e poi continuano la fioritura per tutto l’inverno. La viola del pensiero non è una pianta esigente, cresce in qualunque posizione e sta benissimo anche in città, nelle fioriere e nelle bordure.
Nell’Italia settentrionale si semina da luglio ai primi di agosto, mentre nelle regioni centro-meridionali si semina più tardi, in settembre-ottobre. Le piantine si ripicchettano e si mettono a dimora in settembre (o più avanti, se seminate in autunno).
Le biennali che fioriscono più tardi.
Digitale (Digitalis). E una pianta molto decorativa e molto robusta che, data la notevole altezza (anche 1,5 m), è indicata per il secondo piano delle macchie fiorite. Pur preferendo le esposizioni parzialmente ombreggiate, può crescere anche in piena ombra. I fusti sono rigidi ed eretti, ma in genere è meglio sostenerli con tutori.
La specie più comunemente coltivata è la digitale purpurea (Digitalis purpurea), i cui fiori, nonostante il nome, non sono necessariamente porpora, ma possono essere anche azzurri, bianchi, rosa. Sbocciano in giugno-luglio.
Le digitali si seminano all’aperto da aprile a giugno, si ripicchettano in vivaio, quindi si piantano a dimora in ottobre-novembre, o anche nel marzo dell’anno successivo.
Giulietta (Campanula medium). Molto spettacolare per via della sua altezza (può superare i 60 cm) e dei suoi grossi fiori a campanella (bianchi, rosa, malva, ecc.) rigonfi nella parte basale, ha un portamento un po’ ricadente e fiorisce da maggio a luglio.
E’ indicata per produrre fiori da taglio e nelle bordure si armonizza molto bene con tutti i fiori perenni primaverili. Qualche volta occorre sostenerla con un tutore. Si semina abbastanza presto, in giugno, in modo da darle sufficiente tempo per svilupparsi prima del riposo invernale,.Si ripicchetta, quindi si trapianta a dimora in autunno.
Lunaria (Lunaria annua). Le lunarie vengono anche chiamate ‘monete del Papa’ per via di quei dischi madreperlacei che restano attaccati ai fusti anche quando questi sono ormai secchi. Questi dischi, leggermente ovali, sono un residuo dei frutti e hanno un aspetto molto ornamentale: per tale motivo la lunaria è una pianta molto apprezzata per la composizione di mazzi di fiori. Nella decorazione del giardino non è però di grande interesse perché ha piccoli fiori porpora (che sbocciano in maggio) piuttosto insignificanti.
Licanti. Solitamente la si coltiva nell’angolo di giardino destinato ai fiori da taglio, per ricavarne mazzi secchi con cui abbellire la casa durante l’inverno.
Si semina in maggio-giugno, o in piena estate, direttamente a dimora (la lunaria non sopporta i trapianti), in terreno leggero e parzialmente ombreggiato.
Papavero d’Islanda (Papaver nudicaule). Annuali, perenni, biennali: tra i papaveri si trova di tutto e spesso risulta difficile orientarsi in questa grande famiglia. Tuttavia è praticamente impossibile confondere il papavero d’Islanda con i grossi papaveri dal cuore nero o con i piccoli papaveri alpini. Alto 30-50 cm, è un piccolo fiore dalla forma semplice, ma che colpisce per la vivacità dei suoi colori: bianco, giallo, arancio, scarlatto, salmone. Il cuore del fiore è circondato da una piccola nuvola di stami gialli. Fiorisce da giugno a settembre.
Il papavero d’Islanda non è difficile da coltivare. Cresce bene in ogni tipo di terreno, in posizione soleggiata. Si semina in maggio-giugno, direttamente a dimora. Si diradano poi le piantine a distanza di 25 cm. E’ l’unico papavero adatto per produrre fiori da taglio: raccoglietelo quando i boccioli cominciano a schiudersi.
Verbasco (Verbascuin). La maggior parte delle specie è adatta per il secondo piano delle bordure o per essere coltivata a gruppi nelle aiuole, soprattutto nei giardini misti. Il verbasco raggiunge facilmente il metro di altezza e fiorisce da maggio a settembre. Si pianta in qualsiasi tipo di terreno, purché ben drenato, in pieno sole, in ottobre o in marzo-aprile. E’ bene tagliare le infiorescenze appassite, appena sotto il fiore più basso, per stimolare la fioritura. Tra le specie biennali sono da ricordare: Verbascum hombycifrruin, con fiori color giallo zolfo; Verbascum phlomoides, con fiori gialli; Verbascuin phoeniceun, con fiori rosa o rossi; Verbascwn thapsus, con fiori giallo pallido. Violacciocca (Mallhiola incana). Splendida e profumata quanto la violacciocca gialla, ha una gamma di colori molto varia: violetto, rosso, rosa, cremisi, lavanda, lilla-argento, ecc. Raggiungendo facilmente i 50 cm di altezza è spesso necessario, soprattutto in zone ventose, sostenere con tutori le varietà più alte. Le violacciocche amano posizioni soleggiate o parzialmente in ombra e terreni di tutti i tipi, meglio se leggermente alcalini. Le varietà sono annuali, biennali, oppure perenni, ma non molto longeve. Solitamente quindi si coltivano come biennali: si seminano in giugno-luglio e si mettono a dimora in ottobre; nelle zone dove l’inverno è rigido occorre proteggere le piantine dal freddo, oppure piantarle a dimora in marzo anziché in ottobre, lasciandole svernare in cassoni o in serra. La fioritura si compie da aprile a luglio. Per ottenere una fioritura invernale si semina all’aperto in luglio; successivamente si ripicchettano le piantine in vivaio e quindi, in settembre, si ripiantano in vasi che poi si portano in serra.
Più vi leggo e più ne sò..siete una manna dal cielo…complimenti e grazie per le preziose informazioni