La conservazione del cibo

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Le più importanti innovazioni legate al cibo ruotano intorno al bisogno dell’uomo di conservarlo.  Quando abbiamo un certo languore apriamo il frigo e tiriamo fuori qualcosa,  una mozzarella, una vaschetta di prosciutto, qualche foglia di insalata già lavata, tagliata e conservata in busta.

Questi gesti sono oggi consuetudine, ma fino a 200 anni fa erano impensabili.

 

Un tempo i cibi si conservavano, ma con tempi più lunghi, infatti il primo metodo di conservazione del cibo fu il sottovuoto, procedimento che richiedeva più di 5 minuti.

 

La necessità della conservazione del cibo c’è da sempre, ma col progresso si sono via via andate sviluppando le tecniche per metterla in atto, dovute anche alle esigenze concrete. Dal XVIII secolo furono le guerre a far inventare nuovi metodi di conservazione, perchè serviva avere truppe ben nutrite.

 

Fu un concorso indetto dal governo francese , che cercava il miglior progetto per la fornitura di alimenti conservati per l’esercito,  a spingere il ristoratore Nicolas Appert a far conoscere il suo metodo di conservazione del cibo: bottiglie di vetro chiuse ermeticamente facendole bollire, per bloccare la carica batterica.

Oggi applicare questo metodo sembra una sciocchezza, ma per allora fu una rivelazione, perchè come si può capire inventò la sterilizzazione.

Il governo francese lo premiò con 12 mila franchi in cambio dell’impegno di pubblicare, a sue spese, un libro che parlasse dei suoi esperimenti.

 

Il metodo aiutò molto i soldati in guerra, ma aveva un handicap: il difficile trasporto delle bottiglie che, essendo di vetro, erano molto fragili.  Fu allora l’inglese Peter Durand che risolse il problema, usando il ferro ricoperto di stagno per creare barattoli adatti al trasporto di cibo.

Il brevetto venne comprato da un ingegnere, Bryan Donkin, nel 1812, che ne iniziò la produzione su larga scala. Le prime scatolette di carne servirono per la marina militare britannica. Una di queste scatolette fu aperta 130 anni dopo e il gatto che ne mangiò la carne non morì.

 

Un altro sistema efficace di conservazione del cibo riguarda la refrigerazione e il congelamento.  I primi esperimenti di refrigerazione furono resi leggibili dal chimico scozzese William Cullen. Inizialmente i sistemi di refrigerazione furono istallati sulle navi per permettere il trasporto su lunghi tragitti.  Nelle cucine private i frigoriferi si diffusero negli anni ’50 e rivoluzionarono il modo di fare la spesa: prima ogni giorno si comprava il cibo nella bottega, da allora nacquero i supermercati che permettevano l’acquisto di quantità maggiori di cibo. Con l’avvento dei supermercati arrivò anche la nascita e l’utilizzo dei conservanti chimici.

 

Uno dei metodi più antichi per conservare cibo è la salagione: il cloruro di sodio inibisce lo sviluppo di germi. Il suo impiego risale a 10 mila anni fa e nei libri si attesta che i romani ne fecero largo uso; pare infatti che non fu difficile scoprire che l’impiego di sale sulla carne ne rallentasse il processo di decomposizione.

 

Altri conservati naturali furono aceto, olio, alcol etilico e zucchero. Il garum, una salsa di interiora di pesce salato e e messa a fermentare in vasi d’argilla sotto il sole, fu il conservante per eccellenza degli antichi romani.

 

Oggi, invece, vengono impiegati i conservanti chimici, per garantire una durata maggiore del cibo, a discapito della nostra stessa salute, tra questi abbiamo: il diossido di zolfo, solfiti, calcio propinato, nitriti e nitrati.

Di questi conservanti oggi giorno ne sono pieni zeppi i cibi venduti in confezione, nelle scatole possiamo leggere le diciture che li individuano: E282, E49, E252, E220, E228.

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